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La carota... viola!

È strano immaginare la carota senza il suo classico colore arancione, vero? Ebbene, per quanto possa essere strano, in passato, la carota era di colore viola. Era la più diffusa e consumata tra le popolazioni in Asia e in Europa.

Sembra fantascienza ed invece è storia tutta naturale. Questa tipologia di ortaggi risale al 2000 a.C. e furono i commercianti arabi a esportarle in diversi paesi.

Le carote arancioni sono frutto di una selezione operata dagli agricoltori olandesi nei secoli XVI e XVII, in onore della dinastia regnante: gli Orange. La trasformazione del colore di questo ortaggio da viola ad arancione è avvenuto per un lento processo naturale di selezione attuato da coltivatori olandesi, partendo da un seme di carota proveniente dall’Africa del nord.

Le varietà originarie, provenienti dall’Afghanistan, erano per lo più viola, ma ne esistevano anche di gialle, rosse o nere, in base alla zona in cui venivano coltivate.

Questo colore così particolare è dovuto alla presenza, in questa tipologia di ortaggio, dell’antocianina, un pigmento naturale presente in altri alimenti come l’uva, le melanzane o i mirtilli (notoriamente nere, viola o blu). Si tratta di una sostanza bioattiva con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie ed antiallergiche. L’antocianina è in grado di svolgere un’azione protettiva nel processo di insorgenza tumorale, può migliorare la salute del nostro cuore, riducendo anche il colesterolo “cattivo”.

Le carote viola hanno poche calorie e grazie al loro elevato contenuto di fibre danno una sensazione di sazietà favorendo la digestione.

Tenuto conto delle loro proprietà, negli ultimi anni si è attuato un programma di recupero delle cultivar di colore viola di questo ortaggio che oggi è facile trovare sul mercato.

 

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