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Il cachi, mela d'oriente

Soffice, carnoso e dolcissimo il frutto del cachi è simbolo dell’autunno, è stato definito anche “cibo degli dei”, per il suo sapore unico ed originale.

Questa pianta è una delle più antiche ad essere state coltivate dall’uomo. E’ originario della Cina e fu portato nelle terre americane ed in Europa solo intorno al 1800, si narra che il primo albero di cachi nel nostro Paese fu coltivato nei giardini di Boboli nel 1871.

Si stima che la produzione italiana si aggiri attorno alle 65.000 tonnellate, di cui ben 35.000 prodotte in Campania; anche il Veneto e l'Emilia Romagna sono buoni produttori di cachi. In Sicilia, il cachi riveste un'importanza notevole in termini economici: in particolare, il cachi di Misilmeri viene esportato in tutto il mondo.

Sono alberi che raggiungono altezze piuttosto elevate (15-18 metri), di dimensioni generalmente non troppo imponenti. Il frutto è una bacca sferica dal colore arancio carico e vene raccolto immaturo, quando ancora la polpa è soda e asprigna. Il frutto potrà essere consumato dopo la sua sovra maturazione, quando la polpa diventa morbida e dolce.

E’ molto energetico e, per questo, consigliato ai bambini, contiene vitamine e sali minerali, necessari in una sana alimentazione.

E’ preferibile consumarlo crudo, beneficiando del buon effetto vitaminizzante e rimineralizzante, mangiandone la polpa con un cucchiaio, oppure può essere utilizzata per la realizzazione di centrifughe di frutta, marmellate, macedonie e per insaporire yogurt. In Giappone, il cachi è l'ingrediente principe per la preparazione di alcuni vini (in genere a basso grado alcolico), oltre a prestarsi per la realizzazione del sakè.

Rimedio naturale contro lo stress, il cachi è raccomandato anche in caso di stanchezza ed astenia.

 

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